16.06.2020 - ALVARO ZERBONI
Fumetti, cinema e fantasia
Alvaro Zerboni – Ex Direttore L’Eternauta e Playboy Italia – ci racconta il magico mondo del cinema e dei fumetti. Sono stato sempre attratto dalle illustrazioni, dalla suggestione che alcune immagini riescono a trasmetterci. Già alle elementari riuscii a scambiare con un compagno di scuola non ricordo più quante centinaia di figurine, mezza dozzina di libri di fiabe e una automobilina di latta, con una sua consunta raccolta di numeri del Giornale dei viaggi. In quegli anni, nel nostro Paese — ancora sofferente per le conseguenze della prima guerra mondiale, per i conflitti sociali e una povertà generalizzata — erano davvero scarse le possibilità di divertimento e distrazione per i bimbi di allora (ovviamente niente radio,TV e... cellulari!). Poi nel 1934 apparve nelle edicole L’avventuroso (8 pagine) un avvenimento editoriale straordinario. L’astronave con cui Flash Gordon, la bella Dale Arden e lo scenziato Zarkov partivano dalla terra in direzione di un universo misterioso, dette una scossa elettrizzante al nostro immaginario: un magico imprinting che ha poi accompagnato molti di noi per tutta la vita. Beniamino Zapponi, il più prolifico ed estroso tra gli sceneggiatori del cinema italiano (sue molte collaborazioni con Fellini, Risi, Monicelli, Magni, Bolognini, Argento) attribuì alla lettura di quel settimanale la sua attitudine creativa. Anni fa commentò così quell’avvenimento storico, esaltante: “Nell’autunno del 1934 usciva il più clamoroso settimanale per ragazzi, tutto a fumetti, fatto di essenzialità, di immagini graficamente splendide: voli interplanetari, giungle, Mandrake, Gordon Flash, l’Uomo mascherato affascinarono i balilla di allora. Gli edicolanti telefonavano e inviavano telegrammi per avere altre copie... Era una rivoluzione, una liberazione, una tempesta di fantasia, una presa di coscienza”. Un entusiasmo probabilmente poco comprensibile per chi non lo ha vissuto allora. Federico Fellini è certamente il più prestigioso tra i tanti testimonial di questo avvenimento culturale. Ricordiamo qui alcune sue dichiarazioni. “Ho sempre amato i fumetti. Per me sono stati una specie di folgorazione. I primi personaggi gloriosi che ho incontrato nella mia vita, come quelli del circo arrivavano dall’America, figure che facevano pensare a un mondo diverso, eroico, avventuroso... voglio dire che per me il fumetto è stato il mio primo autentico amore”. In una lunga intervista concessa al francese Francis Lacassin nel 1971 Fellini affermò tra l’altro: “Tra i miei sogni c’è quello di fare un film con Mandrake o con Flash Gordon o con L’uomo mascherato, meravigliosi personaggi che alimentarono la mia infanzia”. Alain Resnais, il regista francese autore di capolavori quali Hiroshima mon amour e L’anno scorso a Marienbad è stato a lungo vicepresidente del ‘Club des bandes desinnées’. René Clair, altro celeberrimo regista francese, ha scritto: “ Il fumetto è potenzialmente un mezzo d’espressione originale che si può prestare quanto qualsiasi altro alle manifestazioni del talento e anche del genio.” Espresse anche lui l’idea, non portata a compimento, di realizzare un film sulle avventure di Gordon Flash. Anche Sergio Leone amava molto i fumetti e mi disse che avrebbe tanto voluto fare un film sulle avvincenti peripezie di Dale e Gordon ma non riuscì ad ottenere i diritti che furono acquistati da Dino de Laurentis. Infine il professore Federico Zeri, probabilmente il più eminente critico e storico dell’arte degli ultimi decenni, accettò con piacere di presiedere il comitato artistico della mostra “Linea latina - Fumetti tra Italia e Argentina” che avevo organizzato insieme ad alcuni amici e ospitata al Palazzo delle Esposizioni di Roma. In quella occasione Zeri scrisse per il catalogo: “Sono stato un tenace cultore di questa forma di espressione figurativa fin dai lontani anni trenta. Furono i fumetti che mi prepararono, dopo la fine della guerra, a comprendere il prodigioso svolgersi dell’Arte del XX secolo”. Nonostante il successo iniziale il fumetto non ebbe vita facile. La sorprendente e repentina affermazione di questa narrativa nuova non piacque affatto al potere imperante. Il Ministero della cultura popolare (Minculpop) fece sapere che riteneva fortemente diseducativo questo genere, emanando misure restrittive sul materiale importato. Insorsero al contempo pedagoghi, psicologi, sociologi e insegnanti del regime accusando i fumetti di diseducare alla lettura, di banalizzare la narrativa, di educare alla violenza. Anche i genitori ne furono influenzati e alcuni editori ne rimasero intimoriti. Con l’avvento della seconda guerra mondiale finirono le importazioni dei fumetti americani, nacquero altre pubblicazioni con materiale tutto italiano, ma poco a poco in quel periodo l’interesse dei ragazzi italiani fu rivolto ad altre più importanti problematiche. In un articolo pubblicato anni fa, Claudio Magris affermava che “l’avventura di carta ci segna per la vita”. Anche per me è stato così. Alternando studio e lavoro ho disegnato e scritto fumetti fin da giovanissimo. Sono stato editore di “historietas” in Sudamerica e ho fatto poi conoscere in Europa i migliori autori di quei Paesi. Nel 1982, pur essendo impegnato in altri settori dell’editoria , non ho resistito all’antico richiamo e con gli amici Oreste del Buono, Hugo Pratt, Alberto Ongaro e altri coetanei demmo vita ad una pubblicazione — L’Eternauta — che per alcuni anni primeggiò nel mercato del settore. Per concludere mi piace citare qui il titolo di un articolo di Joe Lansdale - il geniale autore di romanzi di successo - riportato sulla prima pagina di Tutto Libri, il supplemento letterario de La Stampa: “Se vuoi fare lo scrittore devi leggere i fumetti”.