29.11.2019 - CON LA PARTECIPAZIONE DI MICHELA ELIGIATO

Hollywood incorona Lina Wertmuller con l’Oscar alla carriera

La regista 91enne sul palco dei Governors Award a Los Angeles ha detto: “L’Oscar? Chiamiamolo con un nome femminile, chiamiamolo Anna” Capelli bianchi a caschetto, quasi a spazzola, occhiali dello stesso colore – ne possiede 5000 paia, per la precisione. Uno stile inconfondibile precede il suo nome: Lina Wertmuller stringe, finalmente, tra le mani, l’Oscar onorario 2019, quel premio che tanti anni prima l’Academy le promise solamente. Era il 1978 e, grazie a Pasqualino Settebellezze, Lina Wertmuller diventava la prima regista donna della storia a ricevere una nomination alla massima onorificenza cinematografica. Domenica scorsa, dopo 41 anni, alla presenza di Isabella Rossellini e Sophia Loren che erano lì per l’occasione, la Wertmuller ha ricevuto l’Oscar alla carriera dalle mani della regista di Piccole donne Greta Gerwig, classe 1983 ma già acclamata cineasta, e da Jane Campion, la maestra neozelandese del capolavoro Lezioni di piano che, nel 1994, fu sconfitta anche lei da un uomo: lo Steven Spielberg di Schindler’s List. E proprio su quel prestigioso palco, che ha visto riunirsi alcune tra le donne che hanno fatto la storia del cinema internazionale, la Rossellini, riferendosi alla Wertmuller e a tutto il pubblico, ha esclamato a gran voce: «Questa donna vorrebbe cambiare il nome all’Oscar. Dargli un nome femminile. Chiamarlo Anna. Quindi, adesso, noi donne in questa sala urliamo tutte: “We want Anna!”» Il carisma di Lina ha rubato la scena a tutti, anche agli altri premiati: David Lynch, Geena Davis, Wes Studi e perfino la collega Jane Campion ha dichiarato che “se oggi si possono correggere secoli di dominio maschile, è grazie a lei che ha rivoluzionato gli schemi”. Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, nome aristocratico e di lontane origini svizzere, ha scritto pagine memorabili nella cinematografia italiana, con il marchio di fabbrica di titoli spesso lunghissimi, un po’ come il suo nome. L’Oscar di pochi giorni fa omaggia pellicole comiche, sarcastiche, tragiche e provocatorie, come Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia, Ovvero Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, e da lunedì una stella nella Walk of Fame celebra oltre 50 anni di carriera e onora il sodalizio artistico con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, che hanno segnato la storia del cinema italiano. Recentemente, in alcune interviste, la regista aveva dichiarato che questo riconoscimento era del tutto inaspettato, un premio nato dalla stima e l’amore che l’America ha sempre nutrito nei confronti del suo cinema, che è stato un racconto sulla nostra Italia, sulle sue piaghe, le sue ferite e le sue contraddizioni. Hollywood ha voluto incoronare Lina Wertmuller «per essersi distinta in modo straordinario lungo la sua carriera». «Viviamo in un paese ancora alla ricerca della propria identità nazionale, e questo riguarda anche il mondo del cinema». Oggi i film italiani che incassano di più sono commedie spesso passeggere, capaci di strappare un sorriso ma non di rimanere impresse dietro la retina degli spettatori, nello spazio tra l’anima e il cuore che Lina Wertmuller ha sempre saputo riempiere con la sua migliore qualità: l’autentica ironia.