11.12.2019 - CON LA PARTECIPAZIONE DI MICHELA ELIGIATO
La nuova frontiera del digitale passa dai Podcast
Non solo contenuti audio, ma anche informazione e intrattenimento pret-à-porter utilizzato anche dalle Aziende per accrescere la propria offerta comunicativa Al supermercato, sull’ autobus, in macchina o mentre si fa una passeggiata, ecco quando le cuffiette dei nostri dispositivi elettronici si attivano e cominciano a raccontare delle storie. È questa l’idea che c’è dietro i podcast, un trend su cui, prima in America e ora anche in Italia, la maggior parte delle aziende sta investendo, per migliorare e arricchire la loro offerta comunicativa. Il successo dei podcast e la sempre più diffusa abitudine di fruire di contenuti voce e on demand ha creato, del resto, un «ambiente audio-first» che potrebbe risultare attraente agli occhi dei marketer. Ma cos’è un podcast? È una pubblicazione audio digitale periodica scaricabile da Internet, simile ad un programma radio, con la differenza che viene pubblicato su un sito web o su piattaforme come iTunes e Spotify, in modo che l’utente possa scaricarlo e ascoltarlo quando vuole. Le origini. L’etimologia della parola si fa risalire all’unione di “Personal On Demand” e “Broadcast”. All’inizio per podcast si intendeva una trasmissione web di contenuti precedentemente trasmessi in radio. Poi, quando Apple ne ha intuito il suo potenziale, investendo nel settore, sono stati creati nuovi contenuti audio gratuiti inseriti nei primi iPod alla voce di menù dedicata al podcasting. Era il 2004. Ed è proprio in quell’anno che il giornalista Ben Hammersley del quotidiano The Guardian ha coniato il termine “podcast” (anche se c’è chi sostiene che gli autori fossero Adam Curry, Vj di MTV e David Winer, sviluppatore di software). Oggi. Negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, c’è stato un vero e proprio boom nella proliferazione di nuovi podcast e un generalizzato aumento di utenti e ascoltatori. Secondo uno studio realizzato dalla Società di ricerca Nielsen, si stima che attualmente sono più di 660.000 i podcast in produzione, vale a dire circa 28 milioni di episodi fruibili on demand. Di pari passo è cresciuto anche il mercato degli oggetti connessi, quello dell’intrattenimento in viaggio e soprattutto quello di assistenti vocali e smart speaker: non è difficile, quindi, capire perché sempre più brand investono in podcast advertising. In Italia, il fenomeno dei podcast è stato tardivo. All’inizio sono stati realizzati soprattutto per rendere disponibili online le puntate di alcuni programmi radio. Solo negli ultimi anni il fenomeno si è intensificato: stando ai dati forniti da Audible, la società di Amazon operativa nel mercato degli audiolibri, dal 2015 gli ascoltatori abituali di podcast sono passati da 850.000 a 2.700.000, con una crescita del 217%. Va da sé che il successo dei podcast ha spinto diverse aziende ad investire nel settore. È il caso di Spotify, la famosa piattaforma di musica in streaming che ne ha riconoscito il potenziale e ha incorporato questa tipologia di contenuti nella propria offerta. Il podcast advertising. Non solo Spotify, ma anche altre aziende, hanno colto il potenziale di questo nuovo strumento di comunicazione per creare un modello di business pubblicitario: la podcast advertising è considerata dagli utenti meno invasiva di altre forme pubblicitarie e oltre il 65% delle entrate dalla podcast advertising vengono da podcast di news e attualità, commedia, business, formazione e intrattenimento, proprio tra i generi preferiti dagli utenti affezionati a questa tipologia di contenuti audio. Gli utenti. Ma chi sono gli utenti che ascoltano maggiormente i podcast? Sempre secondo il report di Nielsen, ad usufruire del servizio sono soprattutto i giovani fra i 18 e i 40 anni di età, con un trend in aumento per il segmento 18-25enni. Tra gli ascoltatori emerge che il 66% predilige come luogo di fruizione casa propria, il 28% preferisce ascoltarli in macchina, mentre il 18% sui mezzi pubblici. Alcuni esempi. Uno dei contenuti di maggior successo in Italia è stato Veleno, podcast realizzato da Pablo Trincia e Alessia Rafanelli per La Repubblica. Partendo da un caso di cronaca avvenuto nel 1993 nel modenese, puntata dopo puntata si è affrontato uno dei casi di violenza sui minori più controverso degli ultimi anni. Fra accuse di molestie, sospette violenze, riti satanici, allontanamenti, processi e suicidi, l’intento del podcast è stato quello di presentare all’ascoltatore tutte le sfaccettature di una vicenda controversa. Ma non solo, alcune case di moda come Chanel e Gucci, hanno utilizzato i podcast per narrare la loro idea di fare moda, raccontando le loro creazioni, e anche società come Intesa San Paolo o Pirelli stanno allargando il loro scenario a questa idea di informazione. Se si fa un salto indietro nel tempo, fino agli anni ’80, qualcosa di simile ai podcast già esisteva: erano registrati sui 45 giri e si ascoltavano sui giradischi. Un esempio su tutti è “Fiabe sonore” che cominciava con una sigla che diceva qualcosa tipo “A mille ce n’è nel mio cuore di fiabe da narrare. Venite con me nel mio mondo fatato per sognar…”. E chi sa se il fenomeno dei podcast, tra qualche anno, non potrà essere paragonato all’avvento delle Radio Libere degli anni ’70.